È il momento di ascoltare la vera voce dei paesi arabi

È il momento di ascoltare la vera voce dei paesi arabi

01.07.2020


di Elisabetta Bartuli, curatrice della sezione araba della collana GliAltri

 

La sezione araba della collana GliAltri parte dal presupposto che troppo spesso l’ampia
area geografica che si estende lungo la riva sud-est del Mediterraneo ci viene raccontata da osservatori esterni. E che sia invece, come per altre parti di mondo, arrivato il momento di far sentire la voce di chi quei luoghi li vive, li conosce e li analizza dall’interno.

Ecco, dunque, che molti autori, spesso mai tradotti in italiano, qui si riuniscono per raccontarci con la loro voce individuale – ora pacata, ora ironica, ora strabordante – come si vive, cosa si prova, cosa si spera nei loro rispettivi paesi e, per estensione, nel mondo arabo in genere. Tutti i romanzi sono opere che, nella versione originale, hanno riscosso un ampio successo di pubblico e di critica e hanno vinto o sono stati finalisti di importanti premi letterari panarabi (il Booker arabo e il Premio per la letteratura araba rilasciato dal parigino Institut du Monde Arabe) oppure nazionali (il tunisino Comar d’Or, il marocchino Prix du livre), e ognuno ovviamente si legge a sé come opera compiuta. Ma, nel loro insieme, ci forniscono un affresco variegato che è in grado di restituire sia gli elementi comuni a tutta la regione sia le specificità interne ai singoli paesi.

Nelle intenzioni della curatrice, questa pluralità consente di superare i confini delle narrazioni date comunemente per scontate e permette di adottare punti di vista di più lungo respiro: non la migrazione “qui e ora”, ma le istanze della diaspora (irachena in Dispersi, egiziana in Abbracciarsi sul ponte di Brooklyn); non l’esilio, ma la doppia appartenenza (Tunisia/Francia in I domani di ieri e Il paradiso delle donne, Egitto/ Inghilterra in Una birra al circolo del biliardo); non l’identità monolitica dell’affiliazione confessionale, ma l’identificazione con le politiche universalistiche (La Siria promessa, Una birra al circolo del biliardo); non la supina sottomissione alla crudeltà dei regimi, ma la resilienza (Ogni volta che prendo il volo) e l’emancipazione individuale (Dispersi, La Siria promessa); non la rappresentazione statica e astorica, ma le rivoluzioni inscritte nei passaggi generazionali (I domani di ieri, Dispersi, La Siria promessa e Abbracciarsi sul ponte di Brooklyn); non la figura femminile schiacciata da un patriarcato asfissiante, ma la tenace anche se spesso silenziosa resistenza delle donne a ogni forma di sopruso (Ogni volta che prendo il volo, Dispersi).

Sempre nelle intenzioni della curatrice, c’è almeno un altro elemento ricorrente che permette al lettore di formarsi un immaginario più conforme alla realtà fattuale dell’universo arabo. È il dovere di memoria, uno sprone a non dimenticare che si presenta prepotente in tutti i romanzi, e che assume aspetti diversi e si declina in modalità diverse a seconda dello stile e della volontà di ogni autore: la memoria di un
grande e glorioso passato oggi dimenticato (è il caso dell’Iraq in Dispersi), la memoria di eventi traumatici che ancora pesano sull’attualità più stringente (il Marocco in Ogni volta che prendo il volo), la memoria dei capisaldi storici che spiegano come si sia arrivati ai
drammi di oggi (la Siria in La Siria promessa), la memoria dei soprusi subiti al tempo dei protettorati e dei mandati (l’Egitto in Una birra al circolo del biliardo e la Tunisia in I domani di ieri). E, soprattutto, la memoria di una quotidianità serena, faticosamente strappata alle asperità della vita ma, proprio per questo, perseguita con caparbia
determinazione negli affetti, negli amori, nei rapporti intergenerazionali, nelle passioni e nei sogni di un domani migliore.

A questa serenità ricordata, voluta, cercata e vissuta, la sezione araba della collana GliAltri dedica le sue copertine. Si tratta di copertine che si vogliono allegre (Il paradiso delle donne), ariose (Dispersi, Ogni volta che prendo il volo), tenere (I domani di ieri), aperte al futuro (Abbracciarsi sul ponte di Brooklyn), talvolta addirittura banali nella loro ricerca di normalità (Una birra al circolo del biliardo). Sicuramente mai cupe. Copertine serene come l’ultima, quella che illustra questo numero della rivista. È la copertina del romanzo in uscita La Siria promessa, scelta perché non si dimentichi che anche nella disperazione della Siria di oggi sopravvive l’anelito a una quotidianità fatta di serenità e di affetti.


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